Antologie di opere del grande drammaturgo abruzzese
di Goffredo Palmerini*
L’AQUILA – Con i tipi delle edizioni BE&A è uscita in questi giorni in Svizzera, ma viene distribuita anche in Italia, l’antologia “Teatro dell’imprevedibile”, con opere di Mario Fratti, drammaturgo abruzzese che dal 1963 vive a New York e dove fino a qualche anno fa ha insegnato alla Columbia University e all’ Hunter College.
Ventuno i drammi e le commedie, in italiano, pubblicate nel volume. Alcune delle più famose opere dell’ampia produzione dell’Autore, tra i più insigni scrittori di teatro viventi. Apre la raccolta il dramma in tre atti “ La menzogna”, scritto nel 1958, per Fratti un’opera davvero “speciale” se si considera che egli non vuole si rappresenti se non dopo la “prima mondiale” nella sua città natale, L’Aquila, capitale dell’Abruzzo.
Pur senza mai nominarla, il dramma è ambientato all’Aquila, con personaggi che debbono avere un qualche aggancio con la realtà vissuta. Chissà se quest’aspirazione non possa trovare finalmente accoglienza, magari il Teatro Stabile Abruzzese decidendone la produzione e la messa in scena per la prossima stagione. Sarebbe un tributo al valore di Fratti, che sconta come tutti la ventura di non essere profeta in patria, un omaggio agli ottanta anni, portati splendidamente, che fra poco lo scrittore compirà, essendo nato il 5 luglio 1927. Un secondo volume antologico, con altre 27 opere in inglese, è appena uscito negli Stati Uniti, editore Theatre Experience.
Molto attento l’apparato critico a corredo dell’antologia pubblicata dall’editore elvetico. Reca un distillato eloquente di citazioni di critici illustri d’ogni angolo del mondo sulla scrittura teatrale di Fratti, delineandone l’assoluto valore. Altrettanto essenziale quanto efficace la presentazione critica, curata da Paul T. Nolan, docente alla University of Southern Louisiana.
Nolan annota “ …Fratti scrive come nessun autore americano potrà mai, perché porta alla sua comprensione della società americana non solo la compassione e l’indignazione morale di ogni uomo sensibile, ma anche la tolleranza presente solo in scrittori associati in un’antica civiltà….”
L’arrivo di Fratti negli Stati Uniti fu dovuto ad una circostanza casuale. Nel 1962, al Festival dei due Mondi di Spoleto, in scena c’era un suo dramma, l’atto unico “Suicidio”. L’opera tanto piacque a Lee Strasberg, regista ed autorità indiscussa nel teatro mondiale, che la volle portare all’Actor’s Studio, a New York. Fu un vero successo, in quel crogiolo di avanguardie teatrali. Da allora ne seguirono tanti altri di successi.
Fratti così ha affermato: “…Vivere in America mi ha insegnato ad essere più tollerante, più paziente, più oggettivo. Capisco meglio i problemi delle minoranze. ... Questa società americana, con tutti i suoi problemi e i suoi conflitti, è la società ideale per un drammaturgo”. Negli States, dunque, una sequela di affermazioni per le sue opere, poi tradotte in venti lingue e rappresentate in seicento teatri in tutto il mondo. Dall’America all’Europa, dalla Russia al Giappone, dalla Cina al Brasile, dalla Corea all’Australia. I suoi drammi hanno l’impronta dell’immediatezza della scrittura teatrale, asciutta e tagliente come la denuncia politica e sociale che egli vi trasfonde senza veli. Sono lo specchio del disagio profondo della società americana, ma anche del sogno americano che egli sa esprimere meglio d’ogni altro autore.
Alcune sue opere drammatiche, contro tutte le guerre dal Vietnam all’Iraq, non hanno risparmiato strali a Nixon, Kissinger, Reagan ed i due Bush, una condanna letteraria. Brillanti, di Fratti, anche commedie e musical. “Nine”, scritta nel 1981 e liberamente ispirata al capolavoro “8 e mezzo” di Fellini, è diventata un musical d’enorme successo, davvero un fenomeno teatrale con oltre duemila repliche. L’ultima versione, interpretata da Antonio Banderas, è rimasta in cartellone per anni al teatro “Eugene O’ Neil”, a Broadway.
I riconoscimenti a Mario Fratti fanno un elenco lunghissimo. Cito per brevità il premio Selezione O’ Neil, il Richard Rogers, l’ Outer Critics, l’ Heritage and Culture, ben otto Drama Desk Awards e soprattutto la vittoria di sette Tony Award, che nel teatro sono quel che gli Oscar sono per il cinema.
Goffredo Palmerini è componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo.
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